Storia di Monopoli. Dal 1529 al 1861

1529 -1713. Spagnoli

Nel novembre del 1529 Venezia consegna agli Spagnoli la città di Monopoli.

Carlo V, re di Spagna, la promette per 41.000 ducati ad un certo Pietro Faraone, mercante di Messina.

L’Università di Monopoli invia una delegazione presso il re e presso il cardinale Pompeo Colonna, vicerè di Napoli, per implorare l’indipendenza. Il re aumenta il prezzo del riscatto a 51.000 ducati.

Il 18 Aprile 1530 i monopolitani, con in testa le donne, con ammirevole determinazione e sacrificio, raccolgono 10.000 ducati in ori e argenti, che vengono consegnati al re.

Non avviene la vendita al mercante siciliano. L’evento, molto significativo nella storia locale, viene ricordato come il Riscatto della Città.

I residui 41.000 ducati, raccolti tra i cittadini, vengono pagati nei quattro anni successivi al governatore spagnolo. Parte del denaro serve per costruire il Castello di Carlo V e le nuove Mura di Cinta.

Vengono edificate cinque torri costiere: Torre Incine, Torre D’Orte, Torre Cintola, Torre S. Giorgio, Torre Egnazia.

Nel 1536, viene istituita la figura di Sindaco delle Università, ma la nomina, spettante al vicerè di Napoli, può avvenire solo “in caso di urgente e imminente bisogno con una provvigione di 5 carlini”.

Nel 1566 viene eseguita la raccolta delle schede notarili con l’elenco di tutti i proprietari e dei luoghi della Grande Selva, corrispondente al grande Demanio della Città di Monopoli, esteso fino a Ostuni e Taranto per 42.313 ettari.

Il primo Sindaco, nominato all’Università di Monopoli, è Giovanni Tommaso Indello, che si avvale di sei amministratori, scelti dai 54 decurioni nominati per un triennio sempre dal vicerè di Napoli.

Nel 1583 si attua la riforma degli statuti parlamentari comunali con la compilazione di due liste, quella dei Nobili con reddito di almeno 1000 ducati e quella dei Popolari con reddito non inferiore a 600 ducati.

In totale solo 161 famiglie scelgono 24 Decurioni. Tutte le altre sono escluse dalla rappresentanza.

Nel 1627 viene realizzato L’Apprezzo, una prima forma di Catasto, in cui si riportano le professioni, i 1998 fuochi (famiglie), e il valore dei
beni, senza riferimento ai nomi dei proprietari.

La ricchezza è concentrata in poche famiglie, nobili e professionisti, e supera di 50 volte il reddito dei più poveri e dei foresi (braccianti).

Il territorio della Grande Selva viene diviso dando corso alla formazione di piccoli comuni, come Alberobello e Polignano.

Nel 1647, all’indomani della rivolta napoletana di Masaniello, il popolo monopolitano insorge ottenendo per breve tempo, dal 6 agosto all’8 ottobre, la rappresentanza paritaria dei due ceti che era stata soppressa.

Nel corso dei tumulti è assassinato il Governatore.

A capeggiare la rivolta sono le donne che chiedono l’abolizione della gabella sulla farina.

Arrivano due armate da Napoli. I capi della rivolta, Donato e Giacomo Sardella, e i loro nipoti sono arrestati, condannati a morte e decapitati. Le loro teste sono esposte presso la Colonna Infame (Torre Civica) in piazza Garibaldi, la Porta Nuova e la Porta Vecchia.

Nel 1711 i componenti del Governo, che affiancano il Sindaco, vengono chiamati Eletti, attuali assessori, scelti con le schede votate dai Decurioni, attuali consiglieri comunali, e poste in una bussola, urna elettorale.

Anni 1713 – 1733. Austriaci

Dal 1713 al 1733 la città passa sotto il controllo degli Austriaci.

In questo periodo, su richiesta di alcuni rappresentanti monopolitani, viene approvata la regola che per l’elezione del governo cittadino le schede
estratte dalla bussola siano pubbliche, per evitare brogli verificatisi nel passato, per i quali “il governo non poteva chiamarsi elettivo ma girativo”.

Nel 1727 viene eseguita la raccolta delle schede notarili, con l’elenco di tutti i proprietari e dei luoghi della Grande Selva di Monopoli, compilate nel 1566 in occasione dell’accordo di Benedetto de Santa Cruz.

Si tratta del Santacroce, preziosissimo documento sulla storia della città, conservato negli atti della Biblioteca Comunale, redatto a sue spese nel successivo 1788 da don Erberto Mirelli dei Gerosolimitani.

Nel 1731, per porre fine ad aspre controversie, vengono definiti i confini tra Monopoli e la città di Polignano a Mare davanti al giudice Francesco
Mastellone. Una stele, in zona Santa Barbara, ne tramanda la memoria.

Anni 1733 – 1806. Primo Periodo Borbonico

Nel 1734 il Regno di Napoli passa a Carlo di Borbone, che avvia una politica di riforme..

Tra queste l’istituzione del Nuovo General Catasto detto Onciario, con la redazione delle rivele, schede riportanti il valore dei beni e delle ricchezze possedute dalle famiglie, per stabilire un sistema di tassazione più moderno, riducendo anche le esenzioni feudali sui beni ecclesiastici.

Oltre le più diffuse coltivazioni di olive e di grano, è presente anche quella del cotone e del lino, che attiva il lavoro domestico di 4.000 filatrici con produzione di tele, merletti e veli.

Il 2 luglio 1801 si insedia il General Parlamento, formato da 60 decurioni, con 20 rappresentanti per ciascuno dei tre ceti o piazze: nobili o patrizi, civili o borghesi, popolo basso o popolari.

Vengono eletti il Sindaco e il Reggimento (attuale Giunta) formato da due rappresentanti per ogni ceto.

Si succedono i sindaci Giovanni Taveri, Michele Rota, Filippo Manfredi e Filippo Perrini.

Risale al 1796 l’approvazione del primo progetto del Nuovo Borgo accosto alle mura con una grande piazza, due piazzette laterali e 82 isole urbane.

Nel 1799, durante la Repubblica Partenopea, diversi esponenti pugliesi partecipano alla prima rivoluzione contro i Borboni. Tra questi Ignazio Ciaia di Fasano, Rocco Lentini e Cesare Antonelli di Monopoli.

Per soli venti giorni, dal 7 al 27 aprile, in città si insedia un Governo Rivoluzionario, sostenuto dai francesi, che viene abbattuto dalle milizie sanfediste, filo borboniche. Cesare Acquaviva, Luigi Cafaro, Ottavio e Francesco Palmitessa, Cesare e Giambattista Lentini, Ignazio De Bellis, Cesare Bellantuono, Giuseppe Pinto, Antonio Felice Ippolito, Clemente Martinelli, affiliati alla vendita carbonara La Merlina, sono condannati con la confisca di tutti i loro beni. Francesco Cimino è ucciso da sicari, Rocco Lentini è rinchiuso in carcere. Ignazio Ciaia viene impiccato.

La grande Monopoli, con 19.000 abitanti, risulta essere la città pugliese più popolosa, superando la stessa Bari che ne conta 18.747.

In questo periodo storico il porto di Monopoli e quello vicino dell’Abbazia di S. Stefano, pur insicuri, sono importanti approdi per navi a vela che trasportano l’olio locale in diversi paesi europei.

Anni 1806- 1815. Decennio Francese

Nel 1806 i Francesi occupano il Regno di Napoli, assegnato a Gioacchino Murat, cognato di Napoleone.

Cesare Antonelli, esiliato a Marsiglia, torna in città assumendo il Comando della Guardia Provinciale e della Piazza di Monopoli, che sono presidiate dal Gruppo dell’artiglieria, guidato dal sergente Vito Galiano.

Viene istituito per la prima volta il Registro dello Stato Civile, compito prima svolto dalle Parrocchie.

Viene abolito il sistema feudale con tutti i suoi privilegi, vengono soppressi ordini religiosi, chiusi molti conventi e confiscati i beni ecclesiastici.

Viene introdotta la Prima Legge Amministrativa che istituisce e regola i Consigli Provinciali, Distrettuali, Circondariali e i Decurionati con durata di quattro anni.

Il Regno viene diviso in 13 Province con a capo un intendente, ciascuna provincia è divisa in Distretti con a capo un sotto intendente, ciascun Distretto è diviso in Circondari, formati da diversi Comuni.

La Provincia di Terra di Bari è suddivisa nei tre distretti di Bari, Barletta e Altamura.

Monopoli appartiene alla Provincia della Terra di Bari, del Distretto di Bari e del Circondario di Monopoli, che comprende anche Polignano a Mare.

A capo è l’Intendente di Bari, che controlla i Decurioni del Comune, sorteggiati tra i cittadini con rendita superiore a 24 ducati.

A Monopoli, rispettando il rapporto di uno ogni mille abitanti, i Decurioni sono 30. Un terzo di essi deve saper leggere e scrivere.

A capo del Comune, o La Comune secondo l’uso francese, c’è il Sindaco con tre Eletti, di nomina regia, di cui uno chiamato Primo Eletto.

Si succedono i sindaci Filippo Perrini, Michele Rota, Piero Lentini e Nicolò Santovito.

Nel 1811 il sindaco Lentini e il primo eletto Affatati firmano l’ordinanza sulla salute pubblica che dice:
“È vietato di buttare nelle pubbliche strade e vicoli interni immondizia di ogni specie, vasi immondi, acque corrotte o puzzolenti, sotto pena per ogni volta di carlini 6 a norma dei regolamenti della Comune. I luoghi ove ogni individuo debba andare a buttare acque putride, immondezze, vasi immondi ed altro sono in mare o nelle fossate della muraglia. Tutti gli individui che hanno riunito letame o frascina tanto nel quartiere attaccato alla piazza, quanto in altri punti, debbono trasportarli fuori dall’abitato alla distanza di un miglio, pena carlini 30. Tutte le saponiere devono sgombrare tutte le strade occupate dalla cenere e dalla calce e devono trasportarle nelle grotte fuori della Porta Vecchia o nel largo detto di Pantano. Tutti quelli che vanno a macellare gli animali sono tenuti a raccogliere il sangue e l’interiora e andarli a buttare a mare, guardandosi di far cadere a terra sangue e mondezza, pena carlini 30. Le botteghe di conceria non debbono depositare sulle strade le porcherie e le acque fetide ma debbono al momento buttarle a mare o ad un miglio dalla città“.

Il 23 aprile 1813, durante la sua visita in Puglia, il vicerè Gioacchino Murat pernotta a Monopoli, con “allegrezza da parte del popolo”.

A questi anni risalgono gli inizi dei lavori della città nuova, detta appunto Borgo Murattiano.

Nel 1814 viene rieletto sindaco Michele Rota che rimane in carica fino al 1817.

Anni 1815 -1861. Secondo Periodo Borbonico 

Nel 1815, dopo il Congresso di Vienna, nel Meridione d’Italia, che prende il nome di Regno delle Due Sicilie, tornano i Borboni.

Hanno inizio le insurrezioni carbonare e presso ogni Comune è istituita la Guardia Civile.

Durante i moti carbonari del 1820-21, il 4 luglio 1820, Giacinto Palasciano, Cesare Acquaviva e Vito Leonardo Russo partecipano alla Dieta di Barletta.

I sottotenenti Morelli e Silvati, capi della rivolta, braccati dalle milizie borboniche, fuggono da Napoli e si imbarcano da Monopoli verso la Dalmazia, ma sono arrestati dagli Austriaci e consegnati ai Borboni.

Nel 1824 avviene la cessione di parti del territorio ai comuni di Castellana Grotte, Alberobello, Locorotondo, Martina Franca, Fasano e Cisternino.

La superficie comunale scende a 20.408 ettari, gli abitanti si riducono a 13.235, anche a causa della peste e del tifo e dell’invasione di cavallette che distruggono il raccolto del grano. La pulizia delle strade, problema cruciale per limitare le epidemie, è appaltata ad un tale Giannoccaro a queste condizioni: “Nessun individuo potrà fare deposito di immondizia dentro l’abitato, è permesso farlo dietro ai giardini dei Padri Antoniani, dietro il Convento dei Cappuccini e dietro il convento dei Paolotti, le carceri siano imbianchite e la paglia su cui giacciono i detenuti sia cambiata in base
ai regolamenti”.

Nei moti mazziniani del ’30-’31, i liberali di Monopoli si organizzano nelle sette segrete della Cipolla e della Bella Costantina, riunendosi nella casa del Barone Tommaso Ghezzi nelle vicinanze del Convento degli Antoniani ( attuale Conservatorio Musicale).

Nel 1839 il commerciante inglese John Pitkin, amico del commerciante Michele de Martino, fonda la Loggia massonica The Sphinx.

In questo periodo si succedono nella carica di sindaco Clemente Martinelli, Giovanni Carbonelli, Francesco Manfredi, Giovanni Tommaso Affatati, Barone Tommaso Ghezzi nominato a soli 25 anni nel 1828, Giuseppe Turchiarulo, Francesco Paolo Martinelli, Michele Palmieri, Costantino Palmieri, Francesco Palmieri, Francesco Valenti.

A questi anni risale la costruzione del Teatro Comunale in Piazza Garibaldi su progetto dell’architetto Vito Tedeschi. Viene inaugurato il giorno di Pasqua del 1841.

Nel 1842, anno di ricca produzione di olio, la stagione teatrale inizia il giorno di Pasqua e prosegue fino al 15 agosto, festa della Madonna della Madia, si interrompe per la villeggiatura e riprende a metà novembre per protrarsi fino a Carnevale.

Il 1° Aprile 1848 il Barone Tommaso Ghezzi, militante nella Giovane Italia di Mazzini, scrive amaramente “Tutti gridano libertà. Ma questa va sporca di molta mondiglia, molti la vogliono come fosse una messe, nella quale si ha lusinga di mietere o almeno di spigolare”.

Il 18 maggio 1848, durante i moti insurrezionali, organizzata da Ghezzi e dal Canonico Giuseppe Del Drago, si tiene in via Polignani, presso l’albergo Milord, la Dieta di Monopoli, convegno dei liberali antiborbonici seguaci di Mazzini. Alcuni monopolitani si ritraggono impauriti, al passaggio dei convegnisti, altri sprangano usci e portoni, facendo rientrare le figlie.

Il 25 giugno successivo alcuni liberali monopolitani partecipano al Memorandum di Potenza, convegno degli antiborbonici meridionali. Seguono arresti e carcerazioni.

Il Barone Ghezzi è arrestato e condannato a 19 anni di carcere a Procida e Nisida e alla confisca di tutti i beni.

Nel 1857, per sedare le insurrezioni con la richiesta della Carta Costituzionale, arriva a Monopoli il generale Marcantonio Colonna, inviato da Napoli dal governo borbonico.

Una ricostruzione delle rivolte liberali viene realizzata, cinquant’anni dopo, nel 1911, da Panfilo Luigi Indelli, che scrive sul giornale Il Tripode, e pubblica il libro Pagine Dimenticate in cui riporta le vicende dei liberali monopolitani e del Barone Ghezzi.

Un anno dopo, a soli 23 anni, muore, come aveva presagito nei versi “la giornata di questo viver mio in sul primo mattino manca e muore”.

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