Passeggiata nella Monopoli del ‘600

Muraglione di Cala Batteria

Un percorso storico nell’antica città di Monopoli, durante la dominazione degli Spagnoli, lungo le Mura Secentesche, tra Porte, Cale, Bastioni, Torrioni, Chiese e Piazze, osservando quel che resta e descrivendo quel che non c’è più. 

Plastico della città al tempo degli Spagnoli in una ricostruzione di Vincenzo Saponaro

Partiamo dal Castello Carlo V, costruito nel 1552 sui resti di antiche fortificazioni messapiche, romane, bizantine, sveve, angioine, aragonesi e di un piccolo convento di S. Nicolò della Pinna risalente all’XI sec.

 

Castello Carlo V

Muovendoci in direzione sud-est in senso orario, costeggiando le mura che rimangono tra il mare e la nostra sinistra, saliamo una scalinata che ci porta su un terrapieno, sul quale si trova un torrione semicilindrico munito di artiglieria che si affaccia sul mare.

E’ il Torrione di S. Maria, così denominato per la presenza della omonima chiesetta di Santa Maria della Zaffàra o dello Zaffìro, posta a fronte di esso nulla destra.

Proseguendo ancora per circa cinquanta metri, incontriamo una scalinata che ci fa scendere a livello stradale, ove incrociamo la chiesa di S. Salvatore, che rimane sulla nostra destra e, addossato a questa, vi è un Conservatorio di orfanelle chiamato Casa Santa, che è nella zona propriamente detta: lo sfondaturo (u spunnetùre), nelle vicinanze vi è un secondo torrione detto di Messer Cola; poi per volontà degli Spagnoli fu detto del Polberino.

Proseguendo le mura s’ingrossano e la strada inizia a ripiegare verso destra in direzione sud-ovest, in prossimità del luogo dove prima della guerra del 1529 vi era un piccolo Monastero di Monache Benedettine Nere di Santa Scolastica, già noto nel XII sec. che, a causa della guerra, si trasferirono in S. Leonardo nel cuore del centro storico.

Percorrendo ancora un piccolo tratto di strada incontriamo sulla nostra destra la piccola Chiesetta di S. Vito del XIV sec., appartenuta alla nobile famiglia De Lacu (De Lago), e ancora più avanti, sulla sinistra, un altro torrione detto di Babacenere o Papacenere (Babulae Cineres).

Pare che anticamente in quella zona vi fosse un tempietto nel quale furono deposte le ceneri di Babula, nipote del poeta latino Quinto Ennio.

 

Ospedale Gerosolimitano in Largo S. Giovanni

Proseguendo la strada che costeggia le mura incrociamo una stradina che si addentra nell’abitato che porta all’ Ospedale dei Gerosolimitani dei Cavalieri di Malta, dove nei pressi, c’è una piazzetta e la Chiesetta dedicata a S. Giovanni Gerosolimitano.

Tornando comunque a costeggiare le mura, dopo appena cinquanta metri, sulla nostra sinistra, incontriamo la Porta Nuova, che in seguito sarà detta Vecchia. Da detta porta, si esce per chi deve raggiungere l’antica Egnazia e Brindisi.

Nei pressi della porta, vediamo un grosso torrione cilindrico armato che gli Spagnoli chiamano Torrejon de la Puerta Vieja (torrione della Porta Vecchia), dove anticamente nei pressi erano ubicate: Porta Foca prima e Porta Turris poi.

 

Per continuare a costeggiare le mura, salendo una scalinata, ci portiamo su un altro terrapieno.

Adiacente alla scala, sono ancora visibili gli avanzi dell’antica Chiesa di S. Leone della Porta, la cui esistenza, era nota già nel XI sec. Detta chiesa di età anteriore a quelle delle parrocchie di Monopoli, è chiusa perché fu fortemente danneggiata durante l’assedio del 1529.

Continuando a percorrere il terrapieno, sulla nostra destra, incontriamo un’infinità di molini che hanno dato il nome alla Strada delle Moline e al torrione Torrione dei Molini, che si trova sulla nostra sinistra pochi metri più avanti.

Cattedrale in una cartolina di inizio ‘900

Di fronte al detto torrione, sulla nostra destra, vi è la Cattedrale romanica con nei pressi l’ospedale di S. Giacomo di Compostella del XV sec.

Piegando a destra, giungiamo ai piedi di una terza scalinata che porta su un altro terrapieno, sulla cui sinistra si erge un torrione quadrato detto Torrione della Madonna.

Dopo una ventina di metri incontriamo ancora un torrione a forma poligonale detto Dibelloguardo (di bella vista), e ancora più avanti, in direzione nord-ovest, un nuovo torrione a forma quadrata chiamato dagli spagnoli Torrejon del Obispo (Torrione del Vescovo), nel quale anticamente si apriva la Porta Castri (Porta Castello).

Superato il torrione, il terrapieno si restringe mentre le mura rientrano descrivendo un’ansa che, alla ricostruzione delle nuove mura spagnole, fu il punto di congiunzione a quelle medievali.

Dopo aver percorso una decina di metri, il terrapieno torna ad allargarsi per accogliere un grosso torrione semicilindrico delle mura che guardano a ovest, chiamato Torrejon di Santo Domingo o Torrione del Re Ferrante, per la vicinanza alla Chiesa e al Monastero dei Padri Domenicani.

I Domenicani nel XIII sec., con il vecchio Monastero e la Chiesa di S. Maria la Nova (S. Maria dell’Annunziata), erano alle Fontanelle lungo la lama di S. Giorgio della Carnara.

Superato il Torrione di S. Domenico, il terrapieno piega ancora a destra in direzione nord, per poi dopo una trentina di metri, passare sopra la Porta Reale o Porta Nuova, costruita nel 1591 nei pressi dell’antica Porta Concilia.

Chiesa di S. Francesco in una immagine di inizio ‘900

Sempre proseguendo sul terrapieno, incrociamo la Chiesa di S. Francesco che rimane sulla nostra destra addossata alle mura.

Da questo punto, guardando verso ovest, si vede la Pianura di San Giuliano (l’attuale piazza del borgo), pianura che prende il nome da una piccola chiesetta.

Continuando ancora per una ventina di metri, raggiungiamo un altro torrione cilindrico posto ad angolo chiamato dagli spagnoli Torrejon del Cavallero (torrione del Cavaliere).

A questo punto, quasi ad angolo retto, le mura ripiegano verso nord-est in direzione del mare, mentre in alto in direzione del torrione prima detto, si erge un’alta soprelevazione di mura, donde si può tenere d’occhio sia la campagna verso ovest e sia il mare verso nord-est.

Questa fortificazione costituisce un punto strategico armato con molti cannoni che gli spagnoli chiamano El Cavallero, conosciuto come il Cavaliere di S. Francesco per la vicinanza a detta chiesa.

Proseguendo in direzione del mare, mentre dalle mura si vede il termine del fossato che si esaurisce nella Cala delle Batterie, che prende il nome dai numerosi pezzi d’artiglieria collocati lungo le mura esposte a nord.

Proseguendo ancora si incontra una piazzola con due piccoli torrioni quadrati collegati.

Questo bastione chiamato Torrione della Batteria o del Cataneo, si affaccia sulla spiaggia anzidetta, precisamente nel punto dove un tempo sorgeva il piccolo Monastero di S. Nicola in Porto Aspro, danneggiato anch’esso durante l’assedio spagnolo, poi abbattuto, durante la ricostruzione delle nuove mura e del torrione anzidetto.

Si prosegue sul terrapieno in lieve declivio che porta ad un grosso baluardo con a ridosso una scalinata che da un lato scende al piano stradale e dall’altro sale in cima al baluardo stesso che gli spagnoli chiamano Baluarte y Bataria (Baluardo della Batteria).

Il Baluardo ha una pianta a ferro da stiro che, visto dall’esterno, dà l’impressione di un’alta prua di nave rivolta a borea (nord).

La scala che scende al piano stradale costeggia la Sinagoga Ebraica che si trova di fronte alla strettula che porta alla chiesa di S. Maria degli Amalfitani.

Scesa la scalinata, si costeggiano le mura che rimangono tra il mare e la nostra sinistra per poi percorrere la stradina detta delle Batterie, che ci condurrà ai piedi di un’altra scala che si inerpica su un fortino dalla cui sommità è possibile abbracciare con lo sguardo, tutto lo specchio di mare dell’antico Porto Aspro.

Non molto distante dal vecchio porto di S. Giovanni in Port’Aspro, sul lato monte, è la Ruga della Galera (la strada della galera), lungo la quale, vi sono gli edifici del Criminale (carcere e tribunale).

Lasciandoci alle spalle il fortino prima detto, raggiungiamo la Porta di S. Giovanni, attraverso la quale si giunge nella Platea Pubblica (oggi Piazza Garibaldi).

Diversi nomi contraddistinguono questa porta: Porta dei Mercanti secondo molti, Porta del Chianchitello secondo alcuni, Porta di S. Giovanni secondo altri.

Giunti così nella piazza, troviamo sulla nostra sinistra il Quartiere dei Soldati Spagnoli, con nei pressi, i resti dell’antica Chiesa di S. Clemente, già esistente nel XII sec.

La piazza, nei primi dell’anno mille, fu porto naturale, poi insabbiato dai Normanni.

Piazza dei Mercanti

Rappresentava il cuore della città, perché in essa si svolgeva la vita amministrativa e commerciale per la vicinanza del porto.

Intorno ad essa sono presenti gli Uffici Notarili, la Dogana, le Scuole e la Chiesa dei Padri Gesuiti, la Petra Bandi per le Affissioni, la Meridiana e la Universitas (Comune).

Nei dintorni vi sono le Chiese di S. Maria Amalfitana, quella di S. Giuseppe dei Falegnami, S. Caterina e di fronte a questa, orientata verso nord-ovest, gli avanzi dell’antica Porta di S. Maria, che si apriva sull’ormai scomparso porto canale.

 

 

 

A sud-ovest della piazza, si erge maestosa la Torre Civica con l’orologio, la campana con ai piedi la Colonna Infame.

Volgendo lo sguardo verso sinistra, si vedono alcuni portici, una casa-torre e una scalinata che porta sulla Dogana.

Porta e Arco del Porto Vecchio

Attraverso un arco, si imbocca la Strada degli Scarpari (oggi Via Porto) che porta alla Portella del Porto o del Caricaturo, dalla quale, si caricano e si scaricano le merci.

Al termine di questa strada, per continuare a costeggiare le mura, si è obbligati a svoltare ad angolo retto verso sinistra, ossia verso est in direzione mare.

Dopo aver percorso pochi passi, guardando a destra, si scorge sopra una ripida salita, la facciata della Chiesa di S. Pietro in Media Urbis (di centro città), parrocchia molto antica.

Continuando per questa strada incontriamo la Chiesetta diruta di S. Pietro Palazzolo, della quale si hanno notizie sin dal XII sec.

Percorrendo la strada ancora per poco giungiamo ad una piazzetta che si estende sulla nostra sinistra ove troviamo una vecchia Chiesetta dedicata a S. Attoma (S. Tommaso).

Sulla destra della piazzetta, si apre una stradina che dopo appena pochi passi, sfocia di fronte al Corpo di Guardia del Castello Carlo V, lo stesso luogo dal quale eravamo partiti per l’immaginario giro lungo le strade che più di quattro secoli fa, percorrevano i nostri antenati.

 



 

Vincenzo Saponaro

Maestro di Barche

Storico e Scrittore

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