L’Abbazia Castello di S. Stefano

L’Abbazia-Castello di Santo Stefano è ubicata a circa tre chilometri a sud-est di Monopoli con le colonne di ingresso situate sull’antica via Appia Traiana.

Il sito sorge su una penisola che separa due insenature naturali, ossia Porto Ghiacciolo e Lido Santo Stefano.

L’Abbazia e i Monaci Benedettini

L’Abbazia, consacrata al Protomartire, fu fondata intorno al 1086 per volere di Goffredo d’Altavilla, sedicente “Conte di Conversano e Dominatore di Monopoli” e donata ai monaci benedettini.

Negli anni seguenti fu corredata di un vasto feudo comprendente Locorotondo, Fasano e Putignano, oltre a diverse proprietà sparse nel Meridione.

Il suo crescente prestigio fu riconosciuto dal Papato che attribuì a Santo Stefano la qualifica di Abbatia nullius e la dotò di vari privilegi, fra cui quello singolare per cui l’Abate esercitava le funzioni vescovili sul contado di Monopoli.

Nel periodo di massimo splendore, l’Abbazia godeva di un’effettiva autonomia politica ed economica.

I Monaci, infatti, riscuotevano dai vassalli il plateaticum, tributo per la coltivazione delle terre, la pastorizia e l’attività commerciale. Enrico VI, con regia grazia, concesse anche il diritto alla riscossione dell’ancoraticum dai vascelli che attraccavano nei due porti.

Sotto il priorato dell’abate Palmerio, probabilmente fiorì uno scriptorium che contribuì a preservare e diffondere la cultura greca e latina.

Nel 1220 l’Abbazia fu quasi rasa al suolo per volontà di Federico II a causa delle posizioni filopapali manifestate dagli abati.

Successivamente, però, lo stesso Imperatore ne permise la riedificazione come si evince dall’iscrizione sul portale dell’antico ingresso della chiesa benedettina.

Il Castello e i Cavalieri di Malta

Alla fine del XIII secolo, con apposita bolla papale, il feudo fu trasferito all’Ordine equestre di San Giovanni di Gerusalemme (Cavalieri di Malta) che trasformò l’Abbazia in luogo fortificato con guarnigione militare.

I Cavalieri crearono il fossato tuttora visibile e adeguarono le due calette intorno al Castello all’attracco delle navi dirette verso la Terra Santa.

Presso l’Abbazia, divenuta Castello, furono conservate le reliquie di Santo Stefano, successivamente trasferite presso la chiesa di Santa Maria la Greca a Putignano per difenderle dalle aggressioni turche e piratesche.

Nel 1435, il Castello diventò baliaggio e assunse l’aspetto di castrum difensivo.

Il polittico ligneo a Boston e il dipinto della Cala alla Reggia di Caserta

Dipinto presso la Reggia di Caserta

Dal cabreo dell’Ordine di Malta del 1777 si apprende che gli ultimi lavori di ristrutturazione della chiesa, di notevole importanza architettonica, furono voluti dal Balì Fabrizio Francone e che dietro l’altare maggiore era esposto un polittico ligneo raffigurante la Madonna col Bambino e i Santi.

L’opera d’arte, esposta nel Museum of Fine Arts di Boston, è di considerevole pregio per la commistione dello stile veneziano con quello bizantino e dimostra il ruolo cruciale del Castello nelle rotte tra l’Adriatico e il Mediterraneo orientale.

L’importanza strategica e commerciale del sito fu riconosciuta anche dal pittore tedesco Hackert che, incaricato da Ferdinando IV di Napoli di dipingere i dodici maggiori porti del Regno, raffigurò “Cala di S. Stefano di Monopoli” nel 1790. Il quadro può essere ammirato presso la Reggia di Caserta.

La storia più recente

Con la caduta del feudalesimo, il Castello e i terreni circostanti entrarono a far parte dei beni della Corona del Regno delle due Sicilie.

Nel 1831 il Re Francesco II vendette il complesso alla famiglia Morelli di Fasano, che lo trasformò in una residenza privata. Lentamente, la struttura perse il suo antico splendore e fu ridotta ad uno spoglio monumento, quasi abbandonato e quindi spento di ogni fervore di vita religiosa, politica e cavalleresca.

In seguito, la proprietà giunse alla N.D. Tonina Sgobba e in ultimo alla famiglia de Bellis che con l’avv. Mario de Bellis, prima, e il prof. avv. Saverio de Bellis, poi, ha preservato, curato e ridato lustro all’Abbazia-Castello, testimonianza di inestimabile valore della storia della nostra terra.

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