Storia di Monopoli. Dal 1042 al 1529

1042-1529. Bizantini. Normanni. Amalfitani. Cavalieri di Malta

Nel 1042, durante l’insurrezione pugliese, la città chiede l’aiuto dei Normanni, che si battono contro i Bizantini in uno scontro cruento, detto Battaglia di Monopoli.

I bizantini, vincitori al comando del generale greco Giorgio Maniace, sottopongono la città ad un selvaggio saccheggio e fanno orrenda strage degli abitanti, compresi i bambini.

Molti cittadini sono decapitati e le teste esposte agli alberi e alle porte della città.

Molti bambini sono sepolti vivi, con il capo fuori dalla terra, e lasciati morire davanti al pianto disperato delle madri.

Alcuni documenti ascrivono alla distruzione della città la diaspora dei suoi abitanti che si rifugiano nelle campagne circostanti dando origine ai primi nuclei delle contrade, che tuttora caratterizzano il suo agro. Tra questi il Casale di S. Michele in Frangesto.

Alla fine del 1043 ritornano i Normanni.

Porto Canale insabbiato detto Porto Scomparso

Nel 1049 il normanno Toute Bone, per rendere la città meno attaccabile dal mare ad opera delle navi greco bizantine, insabbia il Porto Canale.

Pertanto il Porto Canale verrà definito dagli storici Porto Scomparso.

Nel 1054 Argiro, figlio di Melo di Bari, che aveva guidato le rivolte anti bizantine e che governava la città per conto dei Normanni, autorizza varie costruzioni alla Punta Pinna.

La città si fortifica verso il mare con il rifacimento delle mura e la costruzione di sei torri.

Inizia a formarsi il secondo nucleo urbano a nord del Porto Canale, chiamato Pittagio Claudorum, in quanto circoscritto da mura.

Nel 1059 marinai di Amalfi, scampati con la loro nave ad una tempesta al largo della costa adriatica, riparano nel porto di Monopoli.

In ringraziamento dell’accaduto, autorizzati dal vescovo Smaragdo, realizzano una cripta in grotta, su cui nei secoli successivi sarà edificata la chiesa, propriamente denominata di S. Maria Amalfitana.

Nel 1072, durante il governo di Goffredo il Normanno, conte di Conversano, figlio di Tancredi di Sicilia, Monopoli si espande in edifici, chiese e conventi.

Nel 1086 lo stesso Goffredo concede ai Monaci Benedettini il privilegio con cui si autorizza la fondazione di un monastero, in un luogo noto come Castellum Turris de Paula, che prenderà il nome di Abbazia di S. Stefano, per alcune reliquie del santo qui custodite.

L’Abbazia riceve privilegi e concessioni che le consentono di diventare ricca e potente con feudi estesi fino a Fasano, Locorotondo e Putignano.

 Approdo della Madonna della Madia

Al 1117 risale l’evento storico dell’Approdo della Madonna.

All’alba del 16 dicembre, su una zattera, comunemente detta Madia, arriva al porto un’icona bizantina raffigurante la Madonna Odegitria.

Il vescovo Romualdo accorre insieme al popolo monopolitano per accoglierla nella Chiesa Cattedrale, dove, secondo la leggenda, le travi della zattera servono per completare il tetto in corso di costruzione.

 

 

 

In seguito a questo evento miracoloso la nuova Cattedrale, inizialmente dedicata ai santi Maia e Mercurio, è intitolata proprio alla Madonna della Madia.

Maia e Mercurio

A partire dall’Ottocento si decide di rievocare l’evento ogni anno all’alba del 16 dicembre, mentre nel ‘900 si aggiunge la rievocazione estiva nella sera del 14 agosto.

Il popolo monopolitano, insieme al vescovo, confraternite e autorità, va in processione ad accogliere al porto la zattera con l’icona della Madia custodita in Cattedrale e, festoso per le vie della città, la riporta nella stessa chiesa.

In questo periodo della sua storia, la città vive una fase di splendore e di sviluppo, si afferma come importante centro commerciale, avvalendosi di un porto, unico tra Bari e Brindisi, punto di incontro tra il vasto entroterra e il mare, crocevia di viaggi e di contatti con l’Oriente durante le Crociate.

Ne è testimonianza l’Ospedale Gerosolimitano dei Cavalieri di Malta, presente nei pressi dell’attuale Largo S. Giovanni e costruito per assistere pellegrini di ogni religione e di ogni razza.

Anni 1201 – 1500. Svevi. Angioini. Albanesi. Francesi. Veneziani

E’ il periodo in cui la città è dominata dagli Svevi di origine germanica.

Nel 1201 viene firmato un patto commerciale con Ragusa, attuale Dubrovnik.

Nel 1221 Federico II, imperatore svevo, dona lo Stemma delle Tre Rose.

Stemma Tre Rose

E’ il premio della gloriosa resistenza opposta dai monopolitani all’assedio di Gualtiero di Brienne nel 1202.

Le tre rose bianche simboleggiano la fedeltà serbata a Federico II, il campo rosso il sangue sparso dai monopolitani durante la battaglia.

Costituisce lo stemma ufficiale della città, integrato nel 1935 con il drappo verde.

Risale a questi anni la storia leggendaria di un cittadino di Monopoli, chiamato Maio, che dopo aver ucciso un nobile fugge dalla città, e da pirata, con un gruppo di seguaci, conquista Cefalonia e le isole vicine, diventandone Conte.

Nel 1266 la città passa agli Angioini provenienti dalla Francia.

Nel 1358 Roberto d’Angiò, principe di Taranto e imperatore di Costantinopoli, concede di tenere, presso la Chiesa Nuova dei Frati Predicatori, una fiera annuale, franca di ogni peso e dogana, della durata di otto giorni, nel mese di marzo a cominciare dai Vespri del giorno dell’Annunciazione della Beata Vergine Maria.

È sotto la sua influenza il casale di Cisturninum, l’attuale Cisternino; verso l’interno il suo predominio arriva a Martina Franca, ai confini del principato di Taranto, mentre l’attuale Locorotondo fa parte integrante del feudo del Monastero benedettino di Santo Stefano.

Nel 1378 il territorio monopolitano è devastato dai Bretoni di Giovanni Acuto sostenitore dell’antipapa Clemente VII.

Nel 1381 la città è sotto il dominio degli Albanesi di Durazzo che, imparentati con gli Angioini, governano nel Regno di Napoli.

Nel 1394 il Principe di Taranto concede la Fiera dell’Assunta da tenersi per due giorni, libera da balzelli.

L’anarchia dei grandi feudatari che sentivano ormai il potere centrale molto distante, la destabilizzazione dei poteri politici e religiosi, insieme alle pestilenze, portano morte e desolazione.

Il declino della città raggiunge il culmine nel febbraio del 1401 quando Francesco Orsini ottiene in pegno la città di Monopoli dal re di Napoli Ladislao d’Angiò per un prestito di 10 000 ducati.

Nel 1442 arrivano gli Aragonesi che spodestano gli Angioini dal Regno di Napoli.

Il re Ferdinando I d’Aragona, detto don Ferrante, dimora temporaneamente in città.

Nel 1483 sono stipulati degli accordi fra Monopoli e il Balì di S. Stefano, retto dal commendatore Alessandro Carrafa che promette che il suo bestiame non possa scendere da li munti al bascio.

Nel 1484 la città respinge un primo attacco dei Veneziani.

I Francesi conquistano il Regno di Napoli, ma vengono scacciati dagli Aragonesi.

Nell’occasione Ferdinando II, in cambio dell’aiuto ricevuto da Venezia, concede ai Veneziani numerose città marinare della Puglia come Trani, la stessa Monopoli, Brindisi, Otranto e Gallipoli.

Il 24 giugno 1495 i Veneziani, dopo un sanguinoso assedio con numerose galee, occupano per la prima volta la città.

Segue un periodo di notevole crescita economica, dovuta in particolar modo allo sviluppo delle attività del suo porto.

Nel 1509, in cambio di favorevoli concessioni, Monopoli apre le porte agli Spagnoli.

A questi anni risale un periodo di gravissima siccità, seguito da peste e morte di un gran numero di abitanti.

In questi stessi anni la città respinge più volte gli attacchi delle flotte turche, comandate dall’ammiraglio Piri Re’ is, che domina il mare Mediterraneo.

Nel 1528 tornano i Veneziani, che dichiarano Libera Università la città.

Nel 1529, protetta dal suo efficacissimo sistema difensivo, con l’aiuto dei soldati veneziani e grazie all’eroismo dei suoi cittadini, la città resiste vittoriosamente a tre mesi d’assedio da parte degli Spagnoli al comando di Francesco d’Avalos, marchese di Vasto.

 

  • dal libro MONOPOLI 2020 di Stefano Carbonara

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