Ricorrendo il 5 novembre 2022 il Trentennale della morte del politico (fu Senatore della Repubblica Italiana per 6 Legislature dal 1948 al 1976) e intellettuale monopolitano Luigi Russo (Monopoli, 1904-1992), da quella sorta di cilindro magico (ma senza trucco e senza inganno…) del mio Archivio privato, che custodisce gelosamente ogni sorta di ricordi e di testimonianze relative ad oltre mezzo secolo della mia vita pubblica e privata, sono riuscito a tirare fuori anche in questo caso un paio di documenti inediti che riguardano il mio personale rapporto di conoscenza diretta con questo illustre protagonista a vario titolo della vita politica e culturale della sua (nonché mia) città natale nella seconda metà del Novecento.
Il primo documento è una foto ufficiale originale dell’anno 1970 scattata dal fotografo monopolitano Enzo Selicati in occasione di una delle varie visite che l’Onorevole Aldo Moro, che in quel periodo ricopriva la carica di Ministro degli Affari Esteri, ebbe modo di fare alla Città di Monopoli da lungo tempo governata da uomini della sua parte politica. Accanto gli è per l’appunto il collega e amico di sempre Senatore Luigi Russo che lo osserva in piedi visibilmente compiaciuto; alla sua destra è seduto il Professore Angelo Menga, all’epoca Sindaco di Monopoli (nonché mio Docente di Storia e Filosofia nel locale Liceo Classico “G. Galilei” proprio in quegli anni). Dato per scontato il protagonismo politico del Senatore Russo relativamente alla sua Monopoli, quello che soprattutto colpisce di questa foto è il clima di serena giovialità che traspare dai volti di tutte le varie personalità ritratte; in particolare impressiona, alla luce dei successivi accadimenti storici a tutti tristemente ben noti, il volto sorridente di Aldo Moro ovviamente ben lungi dall’immaginare la tragica sorte che le funeste trame del fanatismo politico, invasato dalla miope intollerenza di chi sa solo alimentare l’odio e il dolore, gli avrebbero riservato dopo solo qualche anno, deviando irrimediabilmente persino le stesse sorti politiche e sociali del nostro amato Paese.
Il secondo documento in mio possesso relativo a Luigi Russo è una lettera, che egli m’indirizzò il 7 gennaio 1978 (l’indomani del suo 74° Compleanno), scritta interamente di suo pugno proprio come s’usava fare un tempo, quando non esisteva alcuna forma di virtualità (così come invece, purtroppo, accade oggi) nei rapporti tra le persone e non vi era altro modo per esternare i propri stati d’animo e di comunicare le proprie riflessioni, per di più fissandoli opportunamente nel tempo, se non quello di trasformare i pensieri in parole annotate accuratamente su carta.
L’occasione a cui si riferisce siffatto scritto (per me prezioso per via della profonda stima nei miei riguardi che evidentemente sottende) è un mio Concerto d’Organo che eseguii il giorno dell’Epifania di quell’anno nella Chiesa monopolitana di San Francesco d’Assisi allo storico Organo che io stesso ebbi modo di attribuire dopo solo qualche anno, in base ai miei studi e sulla scorta di precisi riferimenti documentari, all’Organaro salentino Eligio Kircher, Strumento in grado di mettere in luce nella maniera esteticamente più pertinente e corretta le peculiarità della Musica organistica italiana dell’età rinascimentale e barocca a cui l’intero Concerto era per l’appunto dedicato.
Un’importante composizione di Girolamo Frescobaldi (la Toccata Quarta del Secondo Libro) da me eseguita in quell’occasione fu da me casualmente recuperata qualche anno fa in un vecchio nastro registrato ed è tuttora possibile ascoltarla (a distanza di ormai quasi 45 anni) sulla piattaforma YouTube al seguente indirizzo:
(https://www.youtube.com/watch?v=BDahfZ6ruZQ&t=38s).
Il Senatore nella sua lettera parla metaforicamente di “battesimo artistico” poiché si trattava del mio primo Concerto organistico eseguito nella mia Città natale, ma non già del primo in assoluto della mia (ormai lunga) carriera, poiché in verità il mio debutto concertistico era già avvenuto due anni prima nella Chiesa del Monte a Laureto di Fasano, dove avevo eseguito, su invito della Curia monopolitana (per via dell’importante carica organistica che ricoprivo già da alcuni anni in Cattedrale), un Concerto in memoria di Mons. Pasquale Guarini nel Primo Anniversario della sua morte. Anche in quella importante circostanza (a cui furono dedicati articoli sia sulla “Gazzetta del Mezzogiorno” che su “Avvenire”) il Senatore Russo era stato presente e si era congratulato sentitamente con me mostrandomi già al termine di quella memorabile serata il suo sincero amore per la Musica, per di più sorretto da una certa competenza in materia che gli consentiva di circostanziare con pertinenti riferimenti i suoi complimenti, che divenivano in quel modo davvero assai più graditi. Ed è proprio alla luce di quel precedente apprezzamento che si giustificano le gratificanti espressioni di stima e di considerazione nei miei riguardi, oltre che di rammarico per l’impedimento subito a causa del rigido clima di pieno Inverno, contenute nella succitata lettera di cui trascrivo integralmente il testo qui di seguito:
«Monopoli, 7/1/1978
Caro Amico,
mi devi scusare se non ho potuto partecipare al tuo Concerto d’Organo che mi stava molto a cuore, anche per il nutrito e scelto programma.
Ma i miei familiari ed il medico mi hanno distolto dall’espormi al freddo di ieri sera, tanto più che, avendo avvertito dei disturbi reumatici insoliti, presto dissoltisi, ero rimasto tutto il giorno tappato in casa.
Ci tenevo ad esserti vicino in questo battesimo della tua arte in cui confido farai molta strada e volevo rallegrarmi con te e con i tuoi e farti vivi auguri per il tuo avvenire e per quanto ti sta a cuore.
Non ho avuto fortuna per la particolare inclemenza di questo inizio d’anno contrassegnato da clima e vento particolarmente rigido.
Spero di avere sorte migliore in un’altra occasione che mi auguro prossima.
Con tanti cari saluti e vive felicitazioni.
Affettuosamente / Luigi Russo».
Non solo quelle auspicate occasioni in seguito ci furono davvero, sia a Monopoli che nel circondario, ma in varie circostanze, nell’arco di molti anni, ebbi anche modo di eseguire in forma privata alcuni brani clavicembalistici, su sua espressa e specifica richiesta, al Pianoforte del suo salotto, una sorta di particolare prototipo del primissimo Novecento, probabilmente allestito per qualcuna delle prime Esposizioni Universali, dotato di un singolare sistema meccanico che simulava la sonorità “a corde pizzicate” tipica del Clavicembalo.
Tra gli antichi dipinti ad olio e qualche statuetta barocca del Presepe napoletano (che inevitabilmente rinviavano con la memoria al “Cuciniello” della Certosa di San Martino), le note eseguite dalle mie mani sugli antichi tasti d’avorio di quel Pianoforte che campeggiava in un angolo del suo accogliente salotto ci introducevano inevitabilmente in lunghe conversazioni sui fatti storici della Musica, che lo appassionavano al pari della sua amata Storia dell’Arte, coinvolgendolo al punto che almeno in una occasione volle farmi timidamente ascoltare cos’era in grado di eseguire egli stesso alla Tastiera.
Tra le altre cose si compiaceva non poco della sua amicizia con i Maestri Nino Rota e Orazio Fiume e dichiarava di stimare sinceramente anche il Maestro Michele Corona, che era stato mio predecessore all’Organo monumentale della nostra Cattedrale.
Tempi ormai andati in cui la Cultura, almeno in certi ambienti, dominava la scena incontrastata; ed in effetti gli intellettuali come Luigi Russo – in grado di sostenere per ore una conversazione dal sapore squisitamente culturale, navigando tra Arte, Musica e Letteratura – oggi si possono ormai contare sulle dita di una sola mano.
© Domenico Morgante
(tutti i documenti riprodotti provengono dall’Archivio privato Domenico Morgante di Monopoli)
Domenico Morgante